Il processo evolutivo: linee guida

Nell'attuale contesto, il nuovo paradigma di crescita economica deve orientarsi verso un modello di progresso di lungo periodo, in grado di sopportare la trasformazione e gli shock esterni provenienti dai fattori ambientali, sociali e di governance, noti anche con l'acronimo ESG (Environmental, Social e Governance).

Il concetto di ESG comprende una serie di elementi utilizzati per valutare non solo la sostenibilità degli investimenti ma anche, e soprattutto, l'impegno delle società in ambito ambientale, sociale e di governance. Per richiamare solo alcuni esempi dei punti di attenzione quali elementi della sostenibilità si pensi, per l'impatto ambientale ai parametri di emissioni di anidride carbonica, all'attenzione per il cambiamento climatico (climate change), alla biodiversità; nell'ambito sociale, al rispetto dei diritti umani e all'uguaglianza e all'inclusione nel trattamento delle persone. In tema di governance rientrano, per esempio, la presenza di consiglieri indipendenti oppure una remunerazione del top management collegata a obiettivi di sostenibilità.

Le aziende, per far fronte al sopramenzionato cambiamento, in particolare quello climatico e volto alla decarbonizzazione, devono avviare un efficace percorso in termini di:

scelte strategiche;
adeguamento del sistema organizzativo;
rafforzamento dei processi di governo e operativi;

con la costituzione di un'apposita funzione deputata alla gestione dei rischi climatici e ambientali. Per indirizzare efficacemente le politiche di intervento sul proprio sistema produttivo verso un modello sostenibile, coerente con le scelte strategiche adottate, è necessario aver preliminarmente compreso gli impatti dei rischi climatici (rischio fisico e di transizione) e ambientali, sui rischi finanziari tradizionali (rischio di credito, di mercato, operativo e di liquidità).

Identificare il percorso di cambiamento e il cronoprogramma delle azioni da intraprendere, a livello di corporate governance, non è una attività semplice; sul tema, in attesa di un framework organico di principi di riferimento e dell'introduzione della Corporate Sustainability Reporting Directive – CSRD, gli stakeholder possono trovare utili riflessioni in numerosi documenti emessi da organismi internazionali e nazionali. Tra le comunicazioni più recenti, si segnala quanto pubblicato da Banca d'Italia in data 8 aprile 2022 che, in linea con analoghe iniziative della BCE e di altre autorità di vigilanza nazionali, declina gli ambiti attesi di intervento nel processo di integrazione dei rischi climatici e ambientali nelle strategie aziendalidegli intermediari vigilati.

Sebbene le aree di intervento identificate da Banca d'Italia, e illustrate nel documento sopra menzionato, siano indirizzate agli intermediari finanziari, si ritiene che le considerazioni che guidano il processo evolutivo verso un assetto ESG compliant possano rappresentare efficaci spunti di riflessione anche per le aziende operanti in settori diversi da quello bancario e finanziario. Il documento identifica specifiche aree di azione sulle quali le aziende dovranno intervenire, con modalità diverse in relazione al proprio modello di business e in coerenza all'intensità di esposizione ai rischi generati dalla propria attività.

Vediamo ora, nello specifico, quali sono per Banca d'Italia gli interventi sugli assetti organizzativi, operativi e sui processi decisionali necessari ad integrare i rischi climatici e ambientali.

ESG: l’integrazione dei rischi nei sistemi di governo e controllo delle società

Nel processo evolutivo verso un assetto ESG compliant, le aziende devono intervenire con modalità diverse in relazione al proprio modello di business e in coerenza all'intensità di esposizione ai rischi ESG generati dalla propria attività.